Tutto il centro storico è un museo a cielo aperto ma sono proprio le chiese di Sansepolcro che meglio rappresentano l'idea di “museo diffuso” racchiudendo al loro interno un patrimonio artistico notevole tramandatoci nei secoli.

 

La Cattedrale - San Giovanni Evangelista

Il Duomo, come comunemente è chiamato, fu eretto in forme romanico-gotiche nella prima metà del Trecento in sostituzione della primitiva abbazia benedettina-camaldolese della fine del X secolo. Il progetto originario prevedeva un edificio a tre navate, ripartite in dieci campate e chiuso da un'abside pentagonale, i cui resti sono visibili all'esterno. A causa della crisi economica che sconvolse l'Europa nel Trecento e dei frequenti terremoti che si ebbero a Sansepolcro l'opera rimase incompiuta.  Nel 1520, dopo che papa Leone X, fece di Sansepolcro una sede vescovile l'abbazia diventa Cattedrale e fu dedicata a San Giovanni Evangelista, patrono della città e da allora anche della Diocesi. L’influsso in Toscana dell’arte barocca, tra il 1500 e il 1600, influenza le diverse modifiche realizzate all'interno e all'esterno della Cattedrale. Tra 1934 e 1943, su iniziativa del vescovo Mons. Pompeo Ghezzi, vengono effettuati radicali lavori di restauro che ridiedero alla Cattedrale l'originale stile che ancora oggi possiamo ammirare.  Furono distrutti quasi tutti gli elementi barocchi e  le epigrafi ,in questo modo  fu possibile recuperare l'originaria architettura romanico-gotica ed anche alcuni affreschi, rimasti nascosti dalle sovrastrutture secentesche e settecentesche, risalenti ai secoli XIV-XV. Sempre in quel periodo venne realizzata la Cappella del SS. Sacramento, nella quale fu collocato il Volto Santo, già posto sull'altare maggiore. 
Sulla maestosa facciata si aprono tre portali: quello centrale con strombatura di tipo lombardo è  sormontato da un sontuoso rosone,  i due laterali da monofore. Le caratteristiche gotiche della facciata si fondono con armonia con gli elementi romanici del tetto a capanna, e degli archi a tutto sesto. Attenzione merita il portale centrale, in legno di noce, realizzato da maestranze locali nei primi anni del Cinquecento.
Possenti colonne suddividono l'interno in tre navate: la centrale, ampia e con soffitto a capriate lignee, le due minori laterali, con soffitto a volte. Pur nello slancio verticale della navata centrale, si tratta di una struttura romanica. Il Duomo ospita al suo interno una serie di splendide opere d’arte a testimonianza di una fede che negli anni si è espressa anche attraverso le opere di grandi artisti.
A partire dalla navata laterale destra, si può ammirare, custodito in una nicchia, un affresco di scuola romagnola raffigurante la Madonna in trono con il Bambino (1385); sul primo altare è collocata, l’ Incredulità di San Tommaso, del pittore manierista Santi di Tito (1536-1603); segue l’affresco della Crocefissione di Cristo di Bartolomeo della Gatta (Pietro Dei, 1448-1502), artista che fu fortemente influenzato dalla pittura di Piero della Francesca, sul secondo altare è collocata  l'Adorazione dei pastori di Durante Alberti (1536-1623). Il ricco altare di fondo della navata destra risale alla fine del XVII secolo (1682) è l'unica testimonianza  rimasta in stile barocco, dopo i restauri degli anni trenta del Novecento. L'altare prende suggestivamente luce da una piccola cupola decorata in stucco, con al centro la Gloria di Cristo ed ai lati, Maria e Papa Leone Magno. Al centro, la Madonna della Misericordia, di Raffaello Scaminossi (1529 - ?). Nel presbiterio, dietro l’altare  maggiore, è collocato il grande Polittico della Resurrezione (sec. XIV)) opera del pittore senese Niccolò di Segna. Di notevole importanza, nella tavola centrale, la raffigurazione del Cristo Risorto, che ha vinto la morte, con i soldati addormentati ai piedi del sarcofago privo di coperchio: un' impostazione, che a posteriori, rimanda  all’immagine che Piero Della Francesca affrescherà,  cento anni più tardi, nel salone del Palazzo dei Conservatori, oggi  sala principale del Museo Civico. Sulla parete, sotto l’organo, è collocata la tavola a riquadri che raffigura, i Misteri del Rosario (XVI sec.). La cappella sinistra del presbiterio fu creata appositamente per ospitare il Volto Santo, ad oggi, uno dei crocifissi lignei dipinti più antichi, addirittura il più antico esistente. Opera di età carolingia (IX secolo), probabilmente prototipo del noto Volto Santo del Duomo di Lucca. I restauri effettuati negli anni '80 hanno fatto riscoprire l'attuale policromia, ritrovata pressoché integra sotto tre strati di pesanti ridipinture. All'ingresso della Cappella del Volto Santo è collocata la Madonna della Sollecitudine una scultura policroma in pietra degli inizia del '400. 
Continuando sulla navata laterale sinistra, vicino alla porta della sacrestia, è posto un tabernacolo degli ultimi anni del Quattrocento, da ricondurre alla bottega di Andrea Della Robbia. Al secondo altare troviamo, l’Assunzione della Madonna di Jacopo Palma il Giovane (1544-1628), opera firmata e datata 1602. Poco più avanti, abbiamo l’Ascensione di Cristo del Perugino (Pietro Vannucci, 1448 ca.-1523), realizzata in un periodo compreso tra  il 1505 ed il 1510, su commissione dell’abate Simone Graziani, del quale successivamente incontriamo il monumento sepolcrale, di scuola fiorentina (primo ventennio del Cinquecento). Per ultima, la Resurrezione di Cristo, la prima opera conosciuta di Raffaellino del Colle, (1524). Sono collocate sulla controfacciata due terrecotte di scuola Robbiana, risalenti al Cinquecento: San Benedetto e San Romualdo, l'uno  fondatore dell’Ordine Benedettino e l'altro dell'ordine Camaldolese. Dalla porta laterale, aperta a circa metà della navata destra, si accede al chiostro, che ospita  una successione  di lunette, nelle quali viene rappresentato un ciclo di affreschi sulla vita di San Benedetto. L'opera commissionata ancora dall’abate Simone Graziani, reggente dal 1490 al 1509, fu realizzata da un autore di cui si ignora il nome, ma di probabile provenienza dalla bottega del Sodoma (Giovanni Bazzi, 1477-1549) per la similitudine e le analogie narrative con il famoso chiostro dell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.

Chiesa del Buon Gesù

 

La Chiesa del Buon Gesù, probabilmente di origine cinquecentesca, ospita nel suo interno ai lati: San Giuseppe Morente e Madonna, tele risalenti al Settecento, realizzate da sconosciuti autori locali, assieme ad otto medaglioni sempre settecenteschi, raffiguranti diversi santi. In sagrestia, la Pietà, grande tela di Chiara Alberti (sec. XVII).

 

Chiesa di San Francesco

Il nucleo originario della chiesa francescana risale alla fine del Duecento, della primitiva costruzione gotica sono conservati ancora significativi elementi: la facciata in pietra serena con il grande rosone e il portale strombato e trilobato, il campanile a cuspide, il ricordo di alcune cappelle, l'abside rettangolare con la grande monofora tamponata. Nella seconda metà del settecentesco imponenti lavori di ristrutturazione stravolsero l'impianto gotico. Al centro del presbiterio è possibile ammirare l'altare maggiore ,1304, un vero gioiello dell'arte gotica: la mensa è sorretta da un trinato di archi trilobati, poggianti su esili colonnini,  Inoltre, nel primo altare di sinistra, la tela del Passignano (Domenico Cresti, 1559-1638), raffigurante la Disputa nel Tempio, e nel terzo altare di destra le Stimmate di San Francesco, pregevole opera di Giovanni de’ Vecchi (1536-1614). Dell'antica costruzione si conserva anche una statua di Sant'Antonio di Padova in terracotta policroma del Quattrocento. Nella cripta si conserva il corpo del Beato Ranieri, frate francescano, morto il 1 novembre 1304.

Chiesa di San Lorenzo

*ATTENZIONE: La tavola della Deposizione attualmente si trova presso l'Opificio delle Pietre Dure a Firenze per restauro La costruzione della chiesa e del convento fu iniziata nel 1556 dalle monache benedettine dopo che Cosimo I de' Medici diede l’ordine di distruzione dei “borghetti” a ridosso delle città, nel timore che potessero diventare in caso di attacco punti di appoggio per il nemico. L’ingresso è preceduto da un elegante loggiato del '500, con colonne in pietra serena. Sull'altare si trova  la tavola della Deposizione,  capolavoro di Rosso Fiorentino  (Giovan Battista di Jacopo, 1495-1540).  L'artista  si trovava  a passare per Sansepolcro, dopo essere fuggito dal sacco di Roma, nel periodo compreso tra il 1527 ed 1530. In primo piano la scena è occupata da una folla di personaggi che si caratterizzano per la sontuosità e gli smaglianti colori delle vesti, a cui fa da contrasto la livida nudità del corpo di Cristo.

Chiesa di San Rocco e Oratorio

Costruita nel 1554 dalla Compagnia del Crocifisso ha una facciata molto semplice in pietra serena. Nell’interno, sulla destra, due angeli in adorazione, un tempo elementi costitutivi degli sportelli dell’altare maggiore, sono opera di Alessandro e Giovanni Alberti. Più avanti San Sebastiano, tela realizzata dal Cungi (artista morto nel 1569). La cornice, molto più grande del dipinto stesso, è di incerta provenienza. L’altare maggiore riccamente dorato su di un legno intagliato, è invece opera dei fratelli Binoni, intagliatori di Sansepolcro, attivi nella prima metà del XVII secolo. Sopra l’altare maggiore, di notevole pregio  la grande scultura policroma de La Pietà (sec. XIII) che raffigura Cristo nell'atto della deposizione dalla croce con i piedi e le mani liberate dai chiodi. La scultura è stata eseguita da un pregevole artista come traspare dal fine modellato del corpo e dal panneggio. Sotto l’altare il Cristo morto sul letto funebre, sempre in legno, probabilmente di realizzazione secentesca, che viene portato in processione per le vie della città, il Venerdì Santo. Sul lato sinistro della chiesa, una statua lignea secentesca, raffigurante San Rocco insieme con una tela del secolo XVIII raffigurante  San Giacomo Maggiore, San Giacomo Minore e San Tommaso. Probabilmente questo è ciò che rimane di un ciclo di tele, con i dodici apostoli raffigurati, attribuito ad un artista sconosciuto del Settecento. 
Sotto la chiesa (seguendo l’accesso dalla laterale Via della Fonte) si trova l’Oratorio di San Rocco, autentico gioiello del Rinascimento. Nell’interno: Cristo alla colonna, statua di arte umbro- toscana del 1700 e un interessante ciclo di affreschi, realizzati dai fratelli AlessandroCherubino Giovanni Alberti (1588-89) raffiguranti rispettivamente, la Vita di Cristo, la Passione, Angeli e Santi. Sotto l’altare, un cinquecentesco paliotto in legno; accanto, due porte in legno, dove sono scolpite scene bibliche, che conducono alla cappella del Santo Sepolcro in pietra arenaria, disegnata nel 1629, ad imitazione di quella eseguita dal  grande Leon Battista Alberti per la Cappella Rucellai a Firenze.
 

Chiesa di Santa Maria dei Servi

La chiesa originaria risale alla fine del 1300, di quel  periodo sono infatti originarie le tre monofore tamponate, ancora visibili nel lato sinistro della chiesa. Dal 1717 al 1727 furono apportate trasformazioni barocche su tutto il complesso architettonico. La facciata fu modificata alla fine dell' Ottocento, mentre il campanile è de Novecento. L’interno è ad unica navata, ben illuminato, decorato da stucchi e dorature tipicamente barocche. Sopra al presbiterio è la cupola, un unicum in una chiesa di Sansepolcro.
A destra del presbiterio, è custodito ciò che resta del pregevole Polittico dell'Assunta opera di Matteo di Giovanni (1430-1499). Nella pala centrale Maria assurge al cielo entro una mandorla disegnata da teste di serafini, accolta dal Figlio e dalle schiere dei santi e dei profeti; le fanno da corona angeli e musicanti.

Chiesa di Santa Maria Madre della Grazia

Sulla piazza San Francesco si affaccia il cinquecentesco santuario mariano di Santa Maria della Grazia, fatto erigere nel 1518 dalla Confraternita della Morte, nata in quell'anno per dare degna sepoltura ai morti. Di particolare impatto è il portale d’ingresso, in legno finemente intagliato, dove sono raffigurati in riquadri scheletri rappresentanti la morte.  Appena entrati si è colpiti  dal bellissimo soffitto  in legno a cassettoni, opera di maestranze locali che lo realizzarono tra il 1636-1642.  Nei vari riquadri si alternano simbologie legate alla Madonna tratte dal cantico dei cantici e dalle Litanie. L’altare maggiore, conserva all'interno della sua nicchia originale, la venerata immagine di Maria Madre della Grazia, dipinta nel 1555 da Raffaellino del Colle (1494-1566): e che può considerarsi il suo capolavoro. La tavola raffigura la Madonna incinta, incoronata dagli angeli, con sullo sfondo la città di Sansepolcro. Un' immagine dal fascino miracoloso e molto venerata dagli abitanti della città. La tradizione racconta, infatti, che le mani della Vergine si siano aperte, per far cessare un violentissimo terremoto, che colpì Sansepolcro nel 1558. A fianco della Chiesa, sotto la loggia cinquecentesca, si apre l'oratorio al cui interno si trova un interessante ciclo di affreschi attribuito ai pittori Giovanni Alberti (1558-1601) e Raffaello Scaminossi (1529-?).

Chiesa di Santa Marta

 

La Chiesa è stata affidata, dopo la partenza delle monache cappuccine alla Società Rionale di Porta Romana che l'ha riaperta ai fedeli. Nel periodo natalizio, la stessa Società, vi allestisce un imponente presepio che richiama numerosi visitatori. 

Chiesa di Sant'Agostino

La chiesa di Sant'Agostino, già intitolata Pieve di Santa Maria, cambiò nome nel 1555, quando vi si trasferirono gli Agostiniani. Un nome derivato da una antichissima chiesa, la quale sorgeva a circa mezzo miglio dal Borgo, accanto alla strada per Cesena, una località, ancora oggi conosciuta come Pieve Vecchia. Costruita fuori dalle mura, considerando che la primitiva cerchia muraria  era più ristretta rispetto all'attuale, nel 1203,  previo accordo tra il Vescovo di Città di Castello e l’Abate del Borgo, la chiesa ebbe originariamente un impianto a tre navate. A causa dei danneggiamenti subiti a seguito di un terremoto, fu ricostruita, dal 1770 al 1785, ad una sola navata con soffitto a volta, così come la vediamo oggi, secondo il disegno di Vincenzo Righi. La primitiva struttura romanica fu nascosta dalle decorazioni e dagli stucchi. Nel 1810 passò all'ordine dei Servi di Maria che vi restarono fino al 1984. Entrando, dopo i lavori di restauro e ripulitura, si ha la gradevole sensazione di armonia ed equilibrio e la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un bell'esempio di stile barocco-rococò. All'interno la tela del terzo altare di sinistra, di scuola fiorentina del XVI secolo, rappresenta la Natività di Maria. Il quadro è sormontato da una bella tavola con Dio Padre, di scuola del Perugino. Un pregevole crocefisso ligneo laccato del secolo XIV fa da icona al secondo altare della parete destra.

Chiesa di Sant'Antonio Abate e Sant'Eligio

La chiesa fu edificata in stile tardogotico dall'omonima compagnia  tra il 1345 e il 1366  per dar  ricovero e ospitalità ai malati e ai pellegrini. Dell’edificio originale, la chiesa conserva il bel portale ogivale, leggermente strombato sormontato da un bassorilievo in pietra con il Cristo benedicente tra Sant’Antonio e Sant’Eligio. Lo stile barocco, nei secoli XVII e XVIII, ha apportato modifiche all'assetto originario con apertura di grandi finestre, volta a botte, cornici e capitelli in stucco. All'interno, l’altare maggiore è decorato da un dossale cinquecentesco in legno intagliato e dorato, che fa da pregevole cornice allo Stendardo processionale della Compagnia realizzato da Luca Signorelli (1445-1523). Dipinto su entrambi i lati, come commissionatogli nel 1505, lo stendardo raffigura nella parte frontale la Crocifissione con Gesù al centro della scena sulla croce con ai piedi le tre Marie, sullo sfondo il Calvario con la scena della deposizione e il sepolcro. Sul retro campeggiano le figure dei due Santi Antonio ed Eligio, quest’ultimo, rappresentato con in mano gli attrezzi del maniscalco. Pregevole opera di Raffaellino del Colle (ca. 1494-1566), è la tavola con l’Eterno Padre, posta nella lunetta dell’altare maggiore.